libreria indipendente di fotografia e illustrazione dedicata alle edizioni indipendenti e le auto-produzioni
Foto Gang, libreria indipendente di fotografia e illustrazione dedicata alle edizioni indipendenti
e le auto-produzioni.
PROGRAMMA:
SABATO 24 marzo:
ore 10.45 apertura del banchetto Foto Gang
ore 11.00 inaugurazione mostra fotografica "Terre Medicee"
ore 16.00 presentazione di AGRO del collettivo fotografico Synapsee
ore 17.00 presentazione di Daniela Tartaglia del suo libro fotografico "Diventa Fiume"
ore 21.15 VISAGES VILLAGES (Francia/2017) di Agnès Varda e JR- cinema Scuderie Granducali Seravezza - biglietto euro 5,50
DOMENICA 25 marzo:
dalle ore 14.00 alle ore 18.00: banchetto Foto Gang
ore 16.00 VISAGES VILLAGES (Francia/2017) di Agnès Varda e JR- cinema Scuderie Granducali Seravezza - biglietto euro 5,50
INFO sugli eventi:
FOTO GANG:
Nato come un evento itinerante,
Foto Gang è stato ospitato :
Spazio Boss - La Spezia
Spazio Raw - Milano
Xframe Studio - Venezia
Fondazione Studio Marangoni - Firenze
Bookcity - Frigoriferi milanesi - Milano
BookBeat - Castello - Milano
Fortezza Nuova - Livorno
Gazebook - PuntaSecca
Spazio Quilombo - Prato
The Art Chapter - Spazio Base - Milano
Macao - Milano
Lo scopo di questa iniziativa è la diffusione di creazioni editoriali indipendenti dando una vetrina ad autori, collettivi e case editrice internazionali.
Saranno anche organizzati eventi puntuali, come presentazioni, proiezioni, atelier…sempre legati col tema dell’editoria e della fotografia.
Continueremo a fare eventi fuori sede, ospitati in altre realtà culturali, come Seravezza Fotografia permettendo a chi non può venire a Milano,
di conoscere comunque questa fetta della scena fotografica attuale.
SYNAPSEE collettivo fotografico presentazione di "AGRO"
Agro
La penisola che non c’è
di Steve Bisson
“Agro” è il titolo che riassume la ricerca fotografica realizzata da Synapsee nel corso del 2017. Il collettivo ha scelto di confrontarsi
sul tema dell’uso del suolo con particolare attenzione all’agricoltura, agli allevamenti e alle colture boschive. Da un paio di decenni
almeno si osserva l’onda di “ritorno alla terra” cavalcata soprattutto dalla nuova generazione di contadini e allevatori di piccola
scala orientati ad una maggiore sostenibilità e rispetto della natura. Il progetto raggruppa diverse testimonianze che compongono
un variopinto mosaico di modi alternativi di rapportarsi alla terra. Produzione di erbe medicinali, salvaguardia delle api, benessere
degli animali, gruppi di acquisto solidali, coinvolgimento di lavoratori diversamente abili sono alcune delle nuove buone pratiche
ed esperienze che disegnano un nuovo scenario rurale e produttivo. Diverse le sfide che si affacciano: dalla corretta gestione dei
boschi talvolta soggetti a massicce e discutibili operazioni meccaniche di “pulizia”, al recupero di terreni un tempo produttivi e oggi
abbandonati perché meno accessibili e redditizi, dalla quadratura economica delle nuove forme di micro gestione e organizzazione
aziendale, fino al governo del paesaggio risorsa sempre più strutturale e indispensabile per le prossime generazioni.
Il progetto ‘Wound (Ferita)’ di Andrea Buzzichelli è uno sguardo indiscreto su alcune aree boschive della provincia di Siena.
Per certi versi egli pare quasi simulare uno scenario di guerra, un campo di battaglia dove si consuma una lotta intestina tra la
natura e l’uomo. Colline devastate come dopo un bombardamento, mezzi pesanti gonfi di legname, cataste di macerie organiche
come resti accumulati di soldati. L’autore si muove su un territorio ferito a dismisura, dove tuttavia non si capisce se a rischiare la
sopravvivenza sia l’ambiente o piuttosto la specie umana. Quello compiuto da Paola Fiorini, nel territorio della Lessinia, è un viaggio che ci accompagna in un tempo lontano, che sembra toccare le radici della civiltà. Un’esplorazione che, come sostiene l’autrice veronese, l’ha portata a contatto con un mondo tutto al femminile. Le protagoniste sono donne, custodi di antichi segreti legati all’impiego delle erbe e delle piante officinali. Medichesse, streghe, sacerdotesse e dee che per natura e sensibilità sono inclini alla cura. Un ritorno alla terra nella sua essenza più profonda, spirituale, sacra.Simone Mizzotti nella sua ricerca si misura con una delle più grandi e storiche aziende agricole italiane. La Maccarese, una realtà che conta oltre 3.000 ettari di colture, include il più importante allevamento di vacche della penisola e conserva le cosiddette macchie mediterranee, un’area di valenza naturalistica in parte tutelata dal WWF. A tutto ciò si aggiunge un patrimonio edilizio e architettonico che ospita diversi soggetti attivi nella filiera agro-bio-alimentare. Il fotografo cremasco ha documentato in lungo e in largo questo diversificato paesaggio rurale, restituendoci la sua complessità anche in rapporto alle pressioni che su di esso insistono, come la convivenza limitrofa dell’aeroporto internazionale di Fiumicino.‘Valori in campo’ è il cappello evocativo del reportage che Antonella Monzoni ha compiuto in 6 aziende italiane che hanno voluto reinventare la propria missione attraverso un’agricoltura rispettosa e soprattutto rispettabile. Puntando ad una diversità di pensiero che poggia su principi solidali quali la valorizzazione dei prodotti tipici e delle tradizioni dimenticate, la coltivazione a basso
impatto e attenta alle qualità anche umane del prodotto, il coinvolgimento di abilità differenti, l’educazione ambientale e la didattica
per i bambini. Sebbene distinte sono storie che dialogano facilmente perché imbevute di una buona dose di speranza e coraggio.
Stefano Parrini parte dai suoi ricordi del casolare di famiglia oggi dismesso a Barberino val d’Elsa per affrontare la questione più ampia dell’abbandono dei terreni agricoli. La serie fotografica interpreta lo stato di assenza di questi luoghi disabitati, di questi antichi
poderi nei quali è vivo l’eco pastorale delle stagioni trascorse con i capricci del tempo. Le tracce sono ancora leggibili. Come i
ruderi di vecchie case, gli oliveti o i frutteti inselvatichiti, i viottoli e le siepi incolte, segni di un paesaggio in cui la vegetazione, la
natura, ancora fatica a liberarsi del suo recente passato. In mezzo a tanto silenzio, nel solco di una arcaica memoria, il fascino di un
richiamo quasi assoluto. La terra. Etico è la parola d’ordine nei racconti di Giovanni Presutti alla scoperta delle migliori pratiche tra gli allevamenti d’Italia. Da Viterbo a Perugia, passando per Siena, Grosseto fino a Firenze, e ancora Reggio Emilia e poi Pavia. Sono le tappe di un pellegrinare cocciuto e audace che il fotografo intraprende per svelare un mondo ai più sconosciuto: quello degli allevamenti etici. Le sue immagini sono fatte di sensazioni quasi strappate ai ricordi personali per essere consegnate al futuro, come le istantanee Polaroid che affida alla fantasia della figlia Gemma. Poggio di Camporbiano, Fattura L’Aurora, Corte del Boiardo sono solo alcuni dei pirateschi nomi di suggestive quanto concrete testimonianze, e di tenaci e talvolta radicali scelte di vita.
Con ‘Agro’ si chiude un triennio di investigazione fotografica, che ha attraversato uno spaccato significativo del territorio italiano,
passando per oltre 9 Regioni (dal Veneto, alla Campania, dall’Abruzzo alla Lombardia) e 30 casi studio. Centinaia di persone
incontrate e decine di incontri pubblici. Questo impegno ribadisce la bontà della fotografia quando usata consapevolmente
per interrogare la realtà, l’ambiente. Oltre la sua funzione didascalica, la fotografia autorale, o semplicemente consapevole, può
contribuire a dare maggiore profondità, spessore, intuizione alla ricerca e alla critica.
DANIELA TARTAGLIA: "Diventa Fiume"
libro DIVENTA FIUME, edito da Polistampa /Firenze. Testi in catalogo di Daniela Tartaglia, Liliana Grueff , Federico Busonero (fotografi) e di Giovanni Fontana Antonelli (consulente Unesco per il paesaggio)
Diventa fiume è il percorso visivo ed emotivo che ho compiuto lungo le rive del fiume Arno alla ricerca delle forme significanti che resistono alla desertificazione e alle offese perpetuate dalla mano dell’uomo; una riflessione sul fiume come organismo vivente e come metafora della condizione umana.
VISAGES VILLAGES
(Francia/2017) di Agnès Varda e JR
Regia e sceneggiatura: Agnès Varda, JR. Fotografia: Romain Le Bonniec, Claire Duguet, Nicolas Guicheteau, Valentin Vignet. Montaggio: Maxime Pozzi-Garcia. Musica: Matthieu Chedid. Ciné-Tamaris, JRSA, Rouge International, Arte France Cinéma, Arches Films. Durata: 93’
Film a quattro mani, quattro piedi e quattro occhi, nel corso del viaggio sarà sovente questione di sguardi, Visages, Villages è un documentario che reinventa il road movie, infilando strade oblique e misurando la Francia contemporanea. Visages, Villages è al principio la storia di un incontro tra Agnès Varda, autrice di Cléo, e JR, street photographer tenacemente indipendente che deve la sua reputazione ai collage giganteschi che incolla nel cuore delle metropoli, lontano dai musei di arte contemporanea. Franchi tiratori di generazioni differenti ma uniti dalla stessa passione per l'avventura creatrice fuori norma, dalla loro amicizia nasce l'idea di fare un film insieme. L'idea di un viaggio attraverso la Francia rurale perché la campagna offre una grande varietà di paesaggi, un rapporto diretto con la natura e l'ambiente, un territorio nuovo per JR, considerato artista urbano, un ritorno alle origini per Agnès Varda, inclassificabile patriarca della Nouvelle Vague.
Dalle spiagge 'storiche' della Normandia ai dock di Le Havre, dai villaggi della Provenza passando per le regioni agricole, i nostri partono alla scoperta della vrais gens, componendo una galleria generosa e nostalgica di volti, interrogando principalmente il mondo operaio e contadino, quello che resta, quello che cambia, quello che scompare.
Pas de deux attraverso lo spazio che diventa viaggio nel tempo, Agnès e JR procedono per giustapposizioni, giochi di parole e motti di spirito, installazioni che stabiliscono un legame tra tradizione e modernità, memoria pastorale e proletaria e realtà quotidiana. Le discussioni e i rispettivi gesti artistici risvegliano lo spirito dei luoghi, evocano storie familiari con vibranti omaggi ai vivi e ai morti, riuniti dalla parola e dall'immagine. Avanzando a bordo di un cinétrain che scatta (e sviluppa) foto giganti, realizzano un film inventivo e sorprendente, libero e commovente.
Autori e attori con un differente ritmo di marcia e un diverso senso artistico dell'istantanea, Agnés e JR si interrogano sul senso del loro lavoro, sul valore delle immagini, della loro produzione, della loro democratizzazione. Di quelle immagini fanno un dono da offrire alle persone che incontrano, pellegrini anonimi, complici attivi, modelli e muse ispiratrici. E mentre JR fissa le sue grandi foto sui muri, sugli edifici, sui treni, sulle cisterne, sui container, Agnès, virtuosa del montaggio come Alain Resnais e Jean-Luc Godard, articola un film-collage di rime, sciarade verbali, immagini liriche.
“Ha ottantotto anni e fa film come se ne avesse ventotto. Agnès Varda, nello splendore dei suoi anni d’oro, è diventata una maga umanista. Qui fa squadra con JR, street photographer che deve la sua reputazione ai giganteschi graffiti urbani e potrebbe essere definito un equivalente gallico di Banksy. Lui è un hipster beffardo e sovranamente flemmatico di trentatré anni con l’immancabile cappellino e gli occhiali da sole, lei è una leggenda della nouvelle vague, caschetto di capelli bicolore e un volto che conserva la splendida gravità che l’ha sempre contraddistinta. Ma entrambi sono outsider dell’arte, interessati a esprimere visivamente la vita seguendo le proprie regole. Varda e JR, che collaborano alla regia, si mettono in viaggio con un unico liberatorio obiettivo: in ciascun luogo visitato JR creerà giganteschi ritratti in bianco e nero degli abitanti che andranno a ricoprire case, fienili, facciate di negozi, ogni superficie libera. Così facendo, doneranno grandezza a quelle persone. Non una grandezza da supereroi, ma una grandezza umana, da persone in carne e ossa quali sono. I due conoscono (e fotografano) operai, formaggiai, camionisti. È una ricognizione della Francia rurale, e le immagini che affiorano sono giocose, spettrali e belle e commoventi: Andy Warhol incrocia Walker Evans. Visages Villages lancia un potente messaggio sul tipo di società che stiamo diventando. La nostra dipendenza dalla ricchezza e dalla celebrità ha iniziato a svuotare il valore della vita normale, e il film dà una sublime strigliata a questo atteggiamento.
(Owen Gleiberman “Variety”, 23 maggio 2017)